lunedì 15 febbraio 2010

Rio de Janeiro cidade maravilhosa

E' difficile descrivere tutto ciò che mi ha donato questa bellissima esperienza...a distanza di giorni ormai dal rientro è ancora vivo il ricordo di ogni singolo giorno vissuto a Rio. Sono tornata con un piccolo bagaglio di gioie, conoscenze, amicizie ed entusiasmo. Sono tornata proprio con quella voglia di un ritorno, con quella sete di scoperta nei confronti di un paese così grande e così ricco di contraddizioni. E' nata una passione e un nuovo e profondo stimolo che spero di riuscire a sfruttare nel mio futuro.

giovedì 4 febbraio 2010

Se potessi / Ricominciare o no questo viaggio / Ricomincerei

In ogni viaggio che ho fatto ho lasciato un pezzo di cuore.

Il pezzo di cuore più grande però l’ho regalato all’ERASMUS. Chi mi conosce sa quanto importante e formativo sia stato per me quel periodo. E se mentre sei in Erasmus non hai nessuna necessità di inquadrarlo e dargli significato, il “dopo” ti obbliga invece a metterti in una categoria ed a dare una interpretazione coerente di una vita che in realtà è vissuta naturalmente al di là dei principi della coerenza stessa, perché in Erasmus sono normali le emozioni ed i sentimenti vissuti fino all’acme. Ecco allora che dovendo scegliere una categoria e cercando di spiegare questa dimensione, molti mettono al centro “l’Erasmus che mi ha cambiato la vita”. Io metto al centro del mio racconto “l’Erasmus che mi ha cambiata”.

La parte più difficile dell’Erasmus, continuo a ripetermi, è stato l’addio. È stato lasciare quella disinvolta condizione di esistenza ridotta all’osso e priva di sovrastrutture per tornare all’organizzazione e alla macchinosità della vita sociale di sempre. Il tutto contornato dalla genuina necessità di sentire gli amici, il branco, quella che era la tua famiglia; ed inventandoti un modo per mantenere i contatti nonostante la lontananza, i cambiamenti, i ritorni… Con la paura di essere rimasti incollati ad un’idea di amicizia che funzionava in Erasmus ma che nella vita vera vacilla (come poi molti, al rientro, suggeriranno).

Ed ecco che inaspettatamente mi scopro anche oggi, di ritorno dal Brasile, a rivivere questo “micro-trauma”. Per qualcosa di molto più breve e molto meno estremo eccomi a provare la stessa nostalgia, lo stesso senso di mancanza, ma soprattutto lo stesso entusiasmo che ho provato al ritorno dall’esperienza più incredibile e più formativa dei miei quasi-23 anni. Mi scopro oggi a provare la voglia di rivedere posti che ormai avevo fatto miei, rifare quelle piccole cose che per noi erano diventate naturali e quotidiane, il bisogno di sentire chi ha condiviso con me momenti intensissimi, e per due settimane è stato il mio sostegno, l’affetto, il divertimento, il sottofondo di ogni momento, la pulsazione costante del “mio Brasile”.

E ci sono mille altre cose da dire sul “mio Brasile”, racconti, disavventure, sorprese. Cose che mi hanno impressionata, che mi hanno ispirata. Cose che mi porterò dietro e che mi porterò dentro. Ma le cose più importanti e più luminose sono state per me ancora una volta la condivisione di tutto, quella livella che appiattiva tutte le differenze, la voglia di far festa, di imparare, di riempire ogni giornata ed ogni momento.

…E soprattutto la potenzialità di questa esperienza di buttare giù barriere ed ipocrisie. Certo questo non è sempre automatico: la responsabilità della riflessione è sempre individuale. Ma guardando indietro e ripensando a questa nostra vita brasiliana mi verrà in mente come anche questo viaggio mi abbia cambiata, e quel piccolo pezzo di cuore che ho lasciato a Niteroi.

Livia



Se potessi


ricominciare o no questo viaggio


ricomincerei.

N. Hikmet - “Se un Viaggio”